“Arbeit macht frei… il lavoro rende liberi” (un pensiero per ricordare)
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“Arbeit macht frei… il lavoro rende liberi” (un pensiero per ricordare)

“Arbeit macht frei… il lavoro rende liberi” (un pensiero per ricordare)

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Carissimi atleti,

Quelli che tra di voi sono alla Kolbe da più tempo avranno già letto un articolo come questo e sanno l’origine del nome della nostra società.

Ma oggi, come ogni anno nel “giorno della memoria”, decidiamo di togliere un poco di polvere dai ricordi e torniamo a parlare della persona a cui il nome della nostra associazione fa riferimento: San Massimiliano Kolbe.

Nato nel 1894 a Zduńska Wolain, in Polonia, con il nome di Raimondo Kolbe e, con il nome di Massimiliano, nel 1910 veste come novizio l’abito dell’Ordine.

Quando la Polonia venne occupata dai nazisti nel 1939 padre Kolbe venne arrestato dalle truppe tedesche. Dopo tre mesi di prigionia fu rilasciato e fece ritorno al convento di Niepokalanów, e trovandolo bombardato in breve tempo lo trasformò in ospedale e asilo per migliaia di profughi.

 

La sua libertà però durò poco, infatti il 17 febbraio 1941 Kolbe venne nuovamente arrestato dalla Gestapo. Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto al lavoro del trasporto dei cadaveri…. “Arbeit macht frei”….

 

Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto bunker della fame. Quando uno dei dieci condannati scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso. Kolbe venne quindi rinchiuso nel bunker del Blocco 11.

Dopo due settimane di agonia senza acqua né cibo 6 dei 10 rinchiusi erano morti di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare. La calma professata dal sacerdote e il modo che aveva di rincuorare i compagni di prigionia impressionò le SS addette alla guardia. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941 con una iniezione di acido fenico. I loro corpi vennero cremati il giorno seguente, e le ceneri disperse.

Kolbe fu beatificato il 17 ottobre 1971 da papa Paolo VI e canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II.

Il giorno della canonizzazione, papa Wojtyła nell’omelia lo definì «santo martire, patrono speciale per i nostri difficili tempi» e «martire della carità». Alla cerimonia era presente anche Franciszek Gajowniczek, l’uomo che Kolbe aveva salvato dalla morte nel campo di concentramento (e che visse fino all’età di 93 anni).

La nostra associazione sportiva è chiamata San Massimiliano Kolbe (S.M.K.) in nome di quest’uomo.

Purtroppo è già il secondo anno che la pandemia ha fermato la nostra annuale trasferta. Ricordiamo infatti che sono già ben 2 le trasferte organizzate in terra polacca, una squadra di calcio nel 2015 ed una di volley nel 2019 hanno infatti partecipato a quella che abbiamo chiamato “UNA TRASFERTA PER RICORDARE” una trasferta sportivo-educativa dove la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau è stata sicuramente il momento più “forte” del viaggio.

L’intento è stato quello di trasmettere ai giovani che se a pochi chilometri di distanza dai campi di sterminio nazisti oggi ci si può divertire e fare un torneo, c’è una speranza per tutto… sempre e solo se non ci scordiamo della storia!

Il bel gemellaggio con le squadre polacche di Auschwitz continua, ed una nuova trasferta è solo rimandata.

Oggi, assieme a tutte le vittime dell’Olocausto, vogliamo ricordarci di San Massimiliano Kolbe il cui nome è stampato sulle nostre maglie, con l’augurio e la speranza che la sua testimonianza sia per noi un costante richiamo sia quando scendiamo in campo che in tutte le circostanze della vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

A.s.d. S.M.KOLBE